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[Socialismi] Seconda stella a destra verso … l’ultimo socialismo

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Psidi Francesco Scatigno

Il socialismo blando dei giorni nostri ha poco a che fare con le battaglie e le conquiste dei tempi ormai lontani. Forse quel che poteva fare lo ha fatto e compiendosi muore in una non-utilità d’essere. O forse, tuttavia, il tempo e i compromessi l’hanno svuotato ideologicamente.
Nonostante i riconoscimenti legislativi, appare difficile sradicare il lavoro nero; sarà la crisi, la difficoltà che le aziende hanno a sopravvivere. Sarà forse la natura del mercato.
Ha ragione il compagno Ciuffoletti a rimembrare “l’ultimo socialismo”, quello ispirato alla libertà ed alla uguaglianza. Questo socialismo andrebbe riletto nella teoria o attualizzato?

Partendo dalla teoria, dobbiamo affermare che nessuna uguaglianza è possibile in un sistema che ricerca la “ripresa del mercato”, la “crescita del mercato”. Questo è un sistema che favorisce il produttore, l’imprenditore che nessuna opportunità fornisce al lavoratore. Ne fornisce una al disoccupato: l’opportunità di ingabbiarsi, di svendere il proprio lavoro e di contribuire alla realizzazione dei progetti personali del proprio datore di lavoro, procurandogli ricchezza. In questo sistema la politica delle riforme sociali corrisponde all’elemosina per il povero, perché non risolve la questione del lavoro e del mercato.

Il mercato appare come una istituzione globale di tipo piramidale. Si serve, alla sua base, della popolazione mondiale sia per la produzione che per il consumo dei beni prodotti ottenendo così una certa quantità di ricchezza che viene filtrata verso l’alto della piramide del mercato globale. Ed i commercianti, in questo sistema, sono uno strumento dei “vertici” della piramide: non esiste più un angolo del mercato non contaminato dalle multinazionali.
Compromessi non sono più possibili. L’attuale momento storico, nella sostanza, non è molto differente dal passato in cui nacque la risposta socialista allo sfruttamento degli operai della rivoluziona industriale.
Il compromesso è l’accettazione del privilegio dei “padroni” del sistema.

L’unica soluzione è la sostituzione graduale, ma senza compromesso, dell’attuale sistema capitalista-globale con un sistema molto vicino all’idea dell’ “ultimo socialismo ispirato alla libertà ed alla uguaglianza.
La risposta alla questione lavoro è l’ “emancipazione del lavoro” che da condizione servile deve diventare strumento di produzione e autonomia degli individui che devono rivendicare la proprietà “propria” della personale capacità di produrre. Questa idea, apparentemente astratta, si concretizza nelle cooperative  a mutualità prevalente, dove ogni socio è al tempo stesso lavoratore e non è permessa l’assunzione di lavoratori dipendenti, ma solo l’apertura a nuovi soci lavoratori che dividano equamente i guadagni.

La risposta al mercato è, invece, una localizzazione della produzione e dei consumi. Questo tipo di mercato ecologico locale permetterebbe una maggiore circolazione della moneta sul territorio, un mercato alimentare meno chimico e più salubre, una riduzione dell’inquinamento da trasporto e della produzione di rifiuti da imballaggi, un recupero della cultura e delle tradizioni locali, una maggiore ricchezza dei lavoratori-produttori che non devono nulla a nessuno essendo completamente padroni del proprio lavoro.
Il primo passo è senza dubbio la fondazione di Crediti Cooperativi Socialisti locali che favoriscano la nascita cooperative a mutualità prevalente, attraverso il prestito di danaro a interessi quasi nulli se non nulli, innescando il processo di trasformazione necessario per transitare progressivamente verso una società egualitaria, libera e mutualistica.

Se il socialismo è possibile, perché rinunciarvi?

Francesco Scatigno _ 26 anni, organizzatore dell’ Arè Rock Festival, scrittore, direttore editoriale del mensile “Il mago di Oz” e politico mutualista. Non scende a compromessi. Lo trovate anche qua: http://www.movimentomutualista.org


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